Gucci e la dittatura del politicamente corretto: un caso che fa scuola

Razzismo, foto generica

E’ di pochi giorni fa la notizia di un maglione di Gucci, il “black face”, finito alla gogna mediatica con l’accusa di essere razzista e ritirato dal mercato dalla notissima maison. Le possibilità che quel maglione richiamasse scientemente le parodie dei bianchi razzisti nei confronti dei neri (bianchi che, nell’Ottocento, si coloravano la faccia di nero per prendere in giro gli afroamericani in spettacoli teatrali che si chiamavano “minstrel show”) – dobbiamo dircerlo – sono prossime allo zero: a un brand come Gucci interessa esclusivamente che il prodotto sia percepito come bello ed esclusivo, per venderlo e incassare più denaro possibile. Quel tipo di brand non fa arte o filosofia: fa soldi. Solo un pazzo potrebbe pensarla diversamente.

Eppure Gucci ha chiesto scusa. Perché? Perché quella del politicamente corretto sta diventando una pericolosa schiavitù e far arrabbiare minoranze o maggioranze è sconveniente a prescindere. Dunque – ed è una lezione base del marketing moderno – non ha senso provare a spiegare le proprie ragioni se si è in mezzo alla tempesta dei social: quando gli utenti e i media si incazzano l’unica via è quella di chiedere scusa e di ribadire l’ovvio. Cioé che non si voleva offendere nessuno, tanto meno richiamare una pratica odiosa e inammissibile come quella evocata da alcuni.

Ma non basta. Nelle scorse ore, infatti, il celebre regista afroamericano Spike Lee è tornato sulla questione via social. “Io non indosserò mai più Prada o Gucci finché non assumeranno stilisti neri che siano in quella stanza quando vengono prese le decisioni. È ovvio che quelle persone non hanno la più pallida idea di quando si diventa razzisti attraverso un immaginario di odio nei confronti dei neri. Svegliatevi”, ha tuonato. Potremmo dire che questa polemica appare fatta più a proprio vantaggio che per tutelare un principio. Non lo diciamo, ma – sottolineando che si parla soltanto di un maglione, e pure bruttino – ribadiamo con forza un concetto: un conto è il razzismo, che è sempre da condannare, un altro la dittatura del politicamente corretto. Entrambi generano mostri.

Il maglione di Gucci ritirato dal mercato perché accusato di razzismo

Il maglione di Gucci ritirato dal mercato perché accusato di razzismo

 

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